Introduzione di Andrea Vigevani.
La rapida crescita della domanda d’acqua e le conseguenti maggiori difficoltà per l’attività agricola, in una regione (Libano e Giordania) dove l’acqua non abbonda, hanno reso prioritario l’obiettivo di migliorare l’uso dell’acqua per l’irrigazione. Perseguire questo obiettivo in modo efficace richiede di agire su diversi piani, da quello governativo-istituzionale a quello del singolo agricoltore, da quello tecnico-scientifico a quello economico, da quello regionale a quello locale.
All’interno di questo quadro, nel 2003 il consorzio di progetto composto dal capofila ICU, insieme con AVSI e CESAL (partner europei), e gli enti governativi NCARTT/NCARE (Giordania) e LRA (Libano), ha elaborato la proposta del progetto IRWA (budget di 6.3 milioni di euro, di cui 4.9 milioni di finanziamento europeo), successivamente promosso dalla Commissione Europea ed entrato nella fase di implementazione, che dopo cinque anni giunge ora al termine.
Sono stati raggiunti risultati significativi in entrambi i paesi: in Giordania la qualità dell’acqua per irrigazione è stata migliorata per 800 agricoltori nella Valle del Giordano, tramite interventi di miglioramento sul canale King Abdullah. Sono stati creati un centro di servizio di assistenza e 30 aziende pilota, formati tecnici NCARE con il compito di assistere gli agricoltori nell’ottimizzazione dell’uso dell’acqua, identificate presso il centro di ricerca di Deir Alla (NCARE) tecniche agricole innovative a risparmio d’acqua poi diffuse nella Valle del Giordano. Gli interventi sono stati effettuati all’interno di un programma concordato con gli agricoltori e con le loro associazioni, stimolando in questo modo sia la responsabilità individuale degli agricoltori sia la collaborazione basata sulla fiducia reciproca.
In Libano, dragare e ricalibrare punti critici del fiume Litani in stretta collaborazione con l’autorità di bacino LRA ha consentito di recuperare 925 ettari di terreno arabile; la creazione del centro di servizi di Khirbert Kanafar ha consentito inoltre di perseguire il rafforzamento delle competenze tecniche degli agricoltori. Lavorare con LRA in Libano e con NCARE in Giordania, e in generale con le istituzioni governative nei due paesi, è stato un punto chiave del progetto, in particolare in vista della sua sostenibilità nel fornire assistenza agli agricoltori.
Nel progetto IRWA come in altri, il nostro ruolo specifico consiste nell’integrare attori a diversi livelli (da quello governativo-istituzionale a quello dei singoli agricoltori) in un quadro complessivo di progetto coerente, con attività su diversi piani (da quello tecnico a quello economico) e dimensione regionale, stimolando un rapporto di cooperazione basato sul lavoro fatto insieme e orientato all’ottenimento di risultati pratici della massima utilità possibile per i beneficiari finali. Sono i risultati pratici della fase di implementazione a rendere ragione dello sforzo di cooperazione realizzato: solo quando all’interno di ogni ciclo progettuale vengono raggiunti risultati pratici utili per i beneficiari e commisurati ai mezzi impiegati, il metodo di lavoro della cooperazione viene riconosciuto come fruttuoso e porta quindi con sé anche i benefici della fiducia e dell’apertura reciproca, che altrimenti per se stesse sono piuttosto destinate a restare nell’ambito dell’utopia e delle buone intenzioni. Questo approccio richiede una capacità professionale che includa al contempo la massima competenza tecnica e la massima capacità di adattamento al contesto locale (soprattutto umano), due qualità che spesso confliggono nel settore della cooperazione internazionale, ma la cui sintesi è il fattore di successo principale dei progetti.
Rimandando alle sedi opportune per il necessario esame tecnico ex-post del progetto e dei suoi risultati, in questa pubblicazione presentiamo il contesto locale e umano del progetto, percorrendo la via che ci sembra più immediata e sincera: presentiamo la situazione concreta di molte persone coinvolte nel progetto IRWA in Libano e in Giordania, così come ce l’hanno mostrata e descritta, cercando –nel colloquio con loro– di far emergere il loro punto di vista sul progetto, sulle sue attività e sui suoi risultati, così come le loro attitudini, desideri, ambizioni e i loro progetti, che hanno sviluppato per il futuro personale, familiare e comunitario.
È questa la chiave di lettura per eccellenza del contesto del progetto IRWA e una delle misure della rilevanza dei problemi che ha affrontato; è un filo conduttore per ripercorrerne la storia e valutarne i risultati, in complemento all’aspetto tecnico. È anche una delle prove dei fatti a cui ogni progetto non deve essere sottratto.
Abbiamo qui voluto mostrare l’universo umano del progetto: per questo la pubblicazione che presentiamo ha anche un valore in sé, distinto dagli aspetti tecnici. Il punto di vista delle persone coinvolte, quel pezzo di mondo in cui si trovano e che vogliono migliorare col loro lavoro, l’orizzonte della loro esistenza sono anche quanto di più partecipabile da ogni lettore interessato, sia egli policy-maker, esperto di cooperazione, specialista del settore, o cittadino del bacino del Mediterraneo che voglia capire, oltre al miglioramento tecnico, anzi come ragione fondamentale della sua importanza, che senso abbia fare progetti come IRWA.